di Luigi Mariano Guzzo
Il 22 agosto del 1948, di domenica, di buon mattino, Concetta con la zia Maria, incinta di otto mesi, e lo zio Giovanni si portarono nel fondo “Sarusi” di Stalettì, a località Copanello, a raccogliere fichidindia. Alle 7 erano già a lavoro.
“Io sono più lunga, li
prendo io i fichidindia; tu tieni il paniere” disse Concetta alla zia Maria. E
poi invitò lo zio a prendere un po’ di legna anche per lei nella casetta
vicina.
Ad un tratto sentirono
un rumore di passi e un contadino che disse: “sunnu docussutta” (sono laggiù).
Comparve il Messina: anche egli era partito di buon’ora da Gasperina dicendo
alla moglie: “Vado a piangere la mia sfortuna sotto la siepe, ma con me deve
piangere anche qualche altra persona”.
“Venitinda” (vienitene), gridò il Messina a Concetta puntandole
contro la rivoltella. E rivolto alla zia Maria: “Adesso andate e mi denunciate?!”.
“Concetta deve venire
con me, altrimenti non me ne vado. Venitinda”,
ribattè nuovamente il Messina. “No”, fu la risposta secca di zia Maria.
Intervenne Concetta:
“E’ un peccato! Non voglio dare questo scorno
alla mamma”.
Un certo Antonio
Camastra, detto Zibibbo, che si trovava nei paraggi, le consigliò di andare:
“Vai figlia, che se no ti ammazza”.
E lei con fermezza
rispose: “Megghiu u moru ca un nci dugnu stu scornu alla mamma e offendu u
Signuri” (Meglio che muoia piuttosto di dare questa vergogna alla mamma e
offendere il Signore).
Poi Concetta da dietro
abbracciò il pancione della zia per paura di essere sparata.
Il Messina si avvicinò e
strattonò la zia. Fece cadere Concetta e su di lei anche la zia. Afferrò la zia, la buttò di lato e sparò su
Concetta che tremava di paura con gli occhi chiusi e la testa tra le braccia. Aveva
soltanto 24 anni e tanti sogni nel cassetto.
L’ingegnere Giovanni Gatti sentì i colpi e piangendo accorse:
“Povera Concettina, angelo di purezza”.
Il Messina, puntandosi
la rivoltella alla tempia, fece partire un colpo . Avrebbe voluto cadere sul
corpo esamine di Concetta. Ma inciampò e scivolò lontano una cinquina di metri.
A una manciata di metri dalle cristalline acque del mar Jonio, si consumò
l’estremo sacrificio di Concetta.
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