lunedì 26 agosto 2024

17. INTITOLAZIONE VIA CONCETTA LOMBARDO

 GIOVEDI' 22 AGOSTO 2024: Nel centenario della nascita della Serva di Dio l'Amministrazione Comunale di Stalettì dedica a Comcetta la via della sua casetta, già via Pace.

Il manifesto

 
 IL VIDEO

Con il Sindaco Mario Gentile, l'Assessore alle politiche sociali Valentina Lombardo, e due cugine di Concetta Lombardo.
Con il Parroco Don Rosario Greto, il Sindaco e membri dell'Amministrazione comunale ................... 
 Era domenica 22 agosto 1948, ore 7,30, quando Concetta è stata uccisa da Vincenzo Messina di Gasperina, sposo e padre, per essersi rifiutata di seguirlo.
Questo il racconto della uccisione di Concetta da parte della zia Maria presente e protagonista del triste evento.

«Io abitavo sopra di Concetta. La sera prima, Concetta mi invita ad andare a fichidindia. Alle 7,00 del mattino ci troviamo già là: io, Concetta e mio marito. Era domenica, bel tempo; menava un po’ di vento. Avevamo quel terreno in affitto da parte di Rosario Aversa. Lavoravamo là e piantavamo tutto: ulive, seminato, fave, ceci. Andavamo e ritornavamo lo stesso giorno. C'è una pianta grossa di ulive. «Io sono più lunga; li prendo io i fichidindia; tu tieni il paniere», disse Concetta. Ha toccato pure certe pere dicendo: «Se erano mature, le mangiavamo» (maturano a settembre!). Ad un certo punto, sentiamo un rumore; veniva lui, scappando, dalla strada nostra. Uno ha detto a lui: sono laggiù («docussutta»). Lui rivolto a Concetta: «Venitinda» (= vienetene con me).
Io: «No!»
Lui: «Adesso andate e mi denunciate» (mia sorella, la mamma di Concetta, l’aveva denunciato diverse volte!)
Io: «Andatevene; non vi denuncio».
Lui: «Concetta se ne deve venire con me».
Io: «No!» (cu malu = con tono minaccioso).
Lui: «Non me ne vado se non me la levo» (se non me la porto). Io: «No!»
Lei, Concetta: «È un peccato! E poi non voglio dare questo scorno alla mamma».
Io gridavo...
Un uomo vicino (Antonio Canmastra, chiamato Zibibo): «Vai, figlia, che se no ti ammazza».
Lei, Concetta: «Megghiu u moru ca u nci dugno su scornu alla mamma e demmu offendu u Signuri» (meglio morire che dare questo scorno alla mamma e offendere il Signore).
Si abbraccia a me, di dietro, per paura di essere sparata.
Lui alza il mio braccio sinistro; afferra Concetta dall'altro braccio e la fa cadere; su Concetta fa cadere anche me. Lui mi afferra e mi fa cadere di nuovo su una pietra grossa (da allora sono malata di testa).
Io chiamavo gente. Non venne nessuno se non l’ing. Gatti che aveva sentito due colpi all'aria.
Lui: «L'ho sparata due volte!!!»
Gatti: «Povera Concettina, angelo di purezza» (piangendo di viva commozione).
Lui si girava e si voltava per cadere su di lei, su di Concetta.
C'era una pietra, sotto il terreno. Aveva i sandali; scivola lontano 5-6 metri e cade con la testa verso la casetta. Aveva un fazzoletto pieno di capsule. Carica la rivoltella; se la punta alla tempia e cade, col muso, verso la casetta; e il sangue scorreva verso la casetta. Voleva spararsi e cadere su di lei o vicino. Mio marito stava alla casetta che raccoglieva legna; non sapeva che era venuto Vincenzo. Concetta gli aveva detto: «Raccoglietene pure per me». Il giorno appresso il pretore venne a casa mia. Non ricordo chi mi aveva portato a casa. Ero rimasta scioccata giorno e notte. Sono rimasta a letto un mese. Ero incinta di otto mesi (mio figlio Antonio). I fratelli di lui al cimitero portavano i fiori col nastro nero; anche a lei. Non li ho visti più. Quando Concetta è stata sepolta non sono andata al cimitero: avevo il bambino piccolo. Ho raccontato tutto».

Secondo questo racconto Concetta avrebbe parlato due volte. La prima volta si rivolse all’uccisore che insisteva: “Concetta se ne deve venire con me… Non me ne vado se non me la levo”. Lei si rifiutò a questa pretesa del Messina, portando due motivazioni. La prima, di ordine religioso: “È un peccato!”; la seconda, di ordine famigliare: “E poi non voglio dare questo scorno alla mamma”.
La seconda volta che Concetta parlò, si rivolse al Camastra che, paternalisticamente, la invitava a salvarsi la vita seguendo il Messina. Concetta disse: “Meglio morire che dare questo scorno alla mamma e offendere il Signore”. Sono presenti le due motivazioni di prima, solo che questa volta la motivazione famigliare è precedente, la motivazione di fede è seguente. Il motivo è di ordine logico. Il Camastra, non tenendo a debito conto la motivazione di fede del rifiuto di Concetta, pur di salvarla, si impegnava lui a rimuovere “lo scorno” presso la mamma, dicendole come erano andate le cose. Alle rassicurazioni del Camastra Concetta rispose che lo “scorno” alla madre era, sì, una cosa seria, ma, oltre lo “scorno”, c’era l’offesa al Signore, che per lei era un motivo altrettanto importante per non andare con Vincenzo. E pertanto “Meglio morire che…”. Comprendiamo meglio questo ragionamento, ascoltando quello che ha testimoniato Concetta Grillone, figlia di zia Maria, nel raccontare il fatto della uccisione della cugina. Ella non ha nominato affatto Antonio Camastra e ha detto:
“Mia madre, quando ha visto la pistola puntata contro la Concetta, temendo il peggio, le sussurrò di accondiscendere alla brutale richiesta, perché lei stessa si sarebbe fatta garante presso la madre dicendo la tremenda circostanza in cui si era venuta a trovare. Concetta rispose che preferiva morire e non dare un brutto dispiacere alla madre”.

Lo “scorno” o il “brutto dispiacere” alla madre, per Concetta, era una motivazione importantissima, coincidente con la stessa motivazione di fede. 


 

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