lunedì 26 agosto 2024

17. INTITOLAZIONE VIA CONCETTA LOMBARDO

 GIOVEDI' 22 AGOSTO 2024: Nel centenario della nascita della Serva di Dio l'Amministrazione Comunale di Stalettì dedica a Comcetta la via della sua casetta, già via Pace.

Il manifesto

 
 IL VIDEO

Con il Sindaco Mario Gentile, l'Assessore alle politiche sociali Valentina Lombardo, e due cugine di Concetta Lombardo.
Con il Parroco Don Rosario Greto, il Sindaco e membri dell'Amministrazione comunale ................... 
 Era domenica 22 agosto 1948, ore 7,30, quando Concetta è stata uccisa da Vincenzo Messina di Gasperina, sposo e padre, per essersi rifiutata di seguirlo.
Questo il racconto della uccisione di Concetta da parte della zia Maria presente e protagonista del triste evento.

«Io abitavo sopra di Concetta. La sera prima, Concetta mi invita ad andare a fichidindia. Alle 7,00 del mattino ci troviamo già là: io, Concetta e mio marito. Era domenica, bel tempo; menava un po’ di vento. Avevamo quel terreno in affitto da parte di Rosario Aversa. Lavoravamo là e piantavamo tutto: ulive, seminato, fave, ceci. Andavamo e ritornavamo lo stesso giorno. C'è una pianta grossa di ulive. «Io sono più lunga; li prendo io i fichidindia; tu tieni il paniere», disse Concetta. Ha toccato pure certe pere dicendo: «Se erano mature, le mangiavamo» (maturano a settembre!). Ad un certo punto, sentiamo un rumore; veniva lui, scappando, dalla strada nostra. Uno ha detto a lui: sono laggiù («docussutta»). Lui rivolto a Concetta: «Venitinda» (= vienetene con me).
Io: «No!»
Lui: «Adesso andate e mi denunciate» (mia sorella, la mamma di Concetta, l’aveva denunciato diverse volte!)
Io: «Andatevene; non vi denuncio».
Lui: «Concetta se ne deve venire con me».
Io: «No!» (cu malu = con tono minaccioso).
Lui: «Non me ne vado se non me la levo» (se non me la porto). Io: «No!»
Lei, Concetta: «È un peccato! E poi non voglio dare questo scorno alla mamma».
Io gridavo...
Un uomo vicino (Antonio Canmastra, chiamato Zibibo): «Vai, figlia, che se no ti ammazza».
Lei, Concetta: «Megghiu u moru ca u nci dugno su scornu alla mamma e demmu offendu u Signuri» (meglio morire che dare questo scorno alla mamma e offendere il Signore).
Si abbraccia a me, di dietro, per paura di essere sparata.
Lui alza il mio braccio sinistro; afferra Concetta dall'altro braccio e la fa cadere; su Concetta fa cadere anche me. Lui mi afferra e mi fa cadere di nuovo su una pietra grossa (da allora sono malata di testa).
Io chiamavo gente. Non venne nessuno se non l’ing. Gatti che aveva sentito due colpi all'aria.
Lui: «L'ho sparata due volte!!!»
Gatti: «Povera Concettina, angelo di purezza» (piangendo di viva commozione).
Lui si girava e si voltava per cadere su di lei, su di Concetta.
C'era una pietra, sotto il terreno. Aveva i sandali; scivola lontano 5-6 metri e cade con la testa verso la casetta. Aveva un fazzoletto pieno di capsule. Carica la rivoltella; se la punta alla tempia e cade, col muso, verso la casetta; e il sangue scorreva verso la casetta. Voleva spararsi e cadere su di lei o vicino. Mio marito stava alla casetta che raccoglieva legna; non sapeva che era venuto Vincenzo. Concetta gli aveva detto: «Raccoglietene pure per me». Il giorno appresso il pretore venne a casa mia. Non ricordo chi mi aveva portato a casa. Ero rimasta scioccata giorno e notte. Sono rimasta a letto un mese. Ero incinta di otto mesi (mio figlio Antonio). I fratelli di lui al cimitero portavano i fiori col nastro nero; anche a lei. Non li ho visti più. Quando Concetta è stata sepolta non sono andata al cimitero: avevo il bambino piccolo. Ho raccontato tutto».

Secondo questo racconto Concetta avrebbe parlato due volte. La prima volta si rivolse all’uccisore che insisteva: “Concetta se ne deve venire con me… Non me ne vado se non me la levo”. Lei si rifiutò a questa pretesa del Messina, portando due motivazioni. La prima, di ordine religioso: “È un peccato!”; la seconda, di ordine famigliare: “E poi non voglio dare questo scorno alla mamma”.
La seconda volta che Concetta parlò, si rivolse al Camastra che, paternalisticamente, la invitava a salvarsi la vita seguendo il Messina. Concetta disse: “Meglio morire che dare questo scorno alla mamma e offendere il Signore”. Sono presenti le due motivazioni di prima, solo che questa volta la motivazione famigliare è precedente, la motivazione di fede è seguente. Il motivo è di ordine logico. Il Camastra, non tenendo a debito conto la motivazione di fede del rifiuto di Concetta, pur di salvarla, si impegnava lui a rimuovere “lo scorno” presso la mamma, dicendole come erano andate le cose. Alle rassicurazioni del Camastra Concetta rispose che lo “scorno” alla madre era, sì, una cosa seria, ma, oltre lo “scorno”, c’era l’offesa al Signore, che per lei era un motivo altrettanto importante per non andare con Vincenzo. E pertanto “Meglio morire che…”. Comprendiamo meglio questo ragionamento, ascoltando quello che ha testimoniato Concetta Grillone, figlia di zia Maria, nel raccontare il fatto della uccisione della cugina. Ella non ha nominato affatto Antonio Camastra e ha detto:
“Mia madre, quando ha visto la pistola puntata contro la Concetta, temendo il peggio, le sussurrò di accondiscendere alla brutale richiesta, perché lei stessa si sarebbe fatta garante presso la madre dicendo la tremenda circostanza in cui si era venuta a trovare. Concetta rispose che preferiva morire e non dare un brutto dispiacere alla madre”.

Lo “scorno” o il “brutto dispiacere” alla madre, per Concetta, era una motivazione importantissima, coincidente con la stessa motivazione di fede. 


 

domenica 1 dicembre 2013

16. TESTIMONE DI VALORI UMANI E CRISTIANI

Il film su gloria.tv
Concetta Lombardo è ricordata a 66 anni dalla morte





Concetta Lombardo: testimone dei più autentici valori umani e cristiani
di Armando Matteo
La storia

Aveva solo 24 anni, quando la mat­tina del 22 agosto del 1948, Concetta Lombardo, catechista e ter­ziaria francescana, senza esitazione andò incontro alla morte pur di sottrarsi alle pretese volgari di un suo ammirato­re, già sposato e padre. Due colpi di pi­stola sparati da quell'uomo spezzarono la sua giovane vita .
Il luogo del martirio è ricordato da una croce alta 20 metri innalzata il 16 luglio 1984 dal movimento "Regina Apostolorum", fondato e diretto dall'avvocato Giuseppe Guerrisi,

Era nata a Stalettì il 7 lu­glio del 1924 e quì vi trascorse la sua in­tera breve esistenza. Rimasta orfana di padre ad appena sette mesi dalla nasci­ta, di lei e dell'altra sorella si prese cura la madre Giovanna non senza difficoltà e sacrifici. Il clima familiare si ispirava alla semplicità, all'umiltà e grande spa­zio era dedicato alla preghiera. Concetta visse una vita difficile, segnata dalla povertà, ma af­frontata con un forte senso di coraggio e di dignità,  sino a quando non ricevette le attenzioni di un uomo sposato, che furono da lei prontamente respinte. L'uomo pe­rò non si diede facilmente per vinto e la mattina del 22 agosto 1948 si recò lì do­ve Concetta con la zia Maria stava raccogliendo fichidindia e, dopo l'ennesimo rifiuto, non esitò a spararle, e poi suicidarsi. 

«No, non voglio offendere il Signore e dare un  dispiacere alla mamma»: queste le ulti­me parole pronunciate dalla giovane, che rappresentano il suo testamento di fedeltà alla fede cristiana e al rispetto dei valori autentici dell'amore, della libertà e della famiglia.
Oggi, a 65 anni dalla morte, dalla piccola Stalettì la testimonianza di santità di Concetta Lombardo si avvia a diventare modello di vita per tutti i cri­stiani.

Si cominciò a parlare della causa di canonizzazione di Concetta Lombardo all'inizio degli anni ottanta, all'indomani del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, durante il quale era emersa l'esigenza che le singole comunità diocesane rin­tracciassero testimonianze di esistenza cristiana particolarmente intense legate alla vita familiare. 
padre Nicola Criniti
Ne seguì una prima ricerca condotta da p. Nicola Criniti ofm conv., già vice-postulatore della Causa, sulla vita, sulle virtù e sul martirio di Concetta Lombardo.
Un ulteriore impulso venne dalla cele­brazione del primo Sinodo della Diocesi di Catanzaro-Squillace, che propiziò una felice indagine intorno alle figure di san­tità presenti nella Curia della Diocesi.

La mas­sa delle testimonianze e delle informa­zioni sulla eroica vita della giovane di Stalettì divenne sempre più abbondante e in ragione di ciò l'Arcivescovo Antonio Cantisani accolse il suplex libellus del postu­latore ed il 30 gennaio 1990 aprì ufficialmente la fase diocesana della causa di canonizzazione, che il 6 giu­gno 2002 registrò la positiva con­clusione. Mons. Cantisani, du­rante la celebrazione eucaristica con cui dava termine alla fase diocesana del processo di canonizzazione, sottoli­neò che un tale traguardo se da una parte riempiva di gioia l’intera comunità diocesana dall'altra la rendeva responsabi­le della prosecuzione della testimonianza di Concetta Lombardo. Di tale testimonianza, disse il Presule, tutti «faremo tesoro cercando di vivere più fedelmente i valori che questa donna ha incarnato, per i quali ha saputo dare la vita: e sono i valori della libertà, della famiglia, della fede».
Del resto riconoscere la santità della vita dei fratelli e delle sorelle che ci han­no preceduto nel cammino della fede si­gnifica scoprire che la vocazione alla santità è un cammino aperto a tutti. Una santità, quella predicata e vissuta dai cristiani, che non intende essere al­tro che lo sforzo quotidiano di vivere così come Cristo ha vissuto, di impe­gnarsi così come egli si è impegnato, di amare così come egli ha amato, e persi­no di affrontare l'ora suprema della morte così come il Signore Gesù ha fatto. 

Il messaggio di Concetta

Della vita di nostro Signore ogni santo mette in evidenza un aspetto particolare: è come se ogni santo - con tutta la sua esistenza e con le sue scelte di vita - evidenziasse una caratteristica del messaggio evangelico. In tale modo i santi non solo dimostrano la praticabilità del Vangelo in ogni epoca storica, ma anche la sua validità per i tempi futuri.
Ora quale aspetto del Vangelo viene messo in evidenza dalla singolare vicen­da cli questa giovane calabrese? A pro­posito di Concetta Lombardo si può e si deve parlare di una lezione di amore: una lezione di amore per la famiglia, per le proprie convinzioni, per la propria scelta di fede, per la propria digni­tà. 
Concetta - maggio 1948 (3 mesi prima del martirio)

Ma la storia di Concetta Lombardo ci consegna anche una lezione sull'amo­re. Quante pagine si scrivono su questo elemento così importante della nostra vita! Quante energie si consumano per ottenere un po' di amore nella propria esistenza! Di quanta retorica sono infar­citi i nostri discorsi sull'amore! Ebbene il coraggioso rifiuto di Concetta Lom­bardo alle pretese volgari del suo ammi­ratore ci indica che solo la virtù può essere autentico amore ove siano rispettate le condizioni di libertà e di verità dei due partner. Non ci può essere amore senza libertà, senza libera corrispondenza. E non ci può essere alcun legame affettivo significativo senza rispetto per la verità di ciascuno. L'amore è passione, ma non è solo passione. L'amore è senti­mento, ma non è solo sentimento. L'a­more è attrazione, pulsione, ma non è solo attrazione, solo pulsione. L'amore coinvolge interamente la persona che ama e quella che è amata e solo nel li­bero riconoscimento dell'affetto di en­trambi si rispetta e si realizza la verità di questa magica parola che è l'amore.
Il diniego di Concetta Lombardo, for­temente sostenuto dalla sua educazione cattolica, dal suo attaccamento ai valori della famiglia, dalla sua radicale scelta di fede cristiana, ci invita a meditare maggiormente su quell'importante aspet­to della vita umana che è il bisogno di amare e di essere amati. La testimonian­za di questa giovane donna riflette, in­fatti, lo stile con il quale ciascuno di noi è amato dal Signore: senza costrizioni e nel pieno rispetto della storia e delle scelte di ciascuno di noi. L'amore non s’impone, né quello degli uomini né quello di Dio. Ed è proprio questo il messaggio più profondo della Croce di Cristo: Dio desidera che noi riconoscia­mo il suo amore con il quale ci precede e ci accompagna, ma sa anche attende­re che il nostro cuore si apra alla bene­volenza divina manifestata in Gesù per ogni uomo e ogni donna. Concetta Lombardo conferma con la sua vita che l'amore non è una questio­ne di poco conto. Nell'amore ne va della nostra vita e anche della nostra morte.

sabato 24 agosto 2013

15. RICORDO DI CONCETTA LOMBARDO NEL 65° Anniversario del suo martirio e Coroncina


 
 Coroncina con la Serva di Dio

I° MISTERO
Serva di Dio, Concetta Lombardo, tu che hai fatto di una vita ordinaria un esempio di santità, attraverso la ricerca della perfezione a partire dai piccoli gesti quotidiani, ci insegni che niente piccolo quando è grande il cuore che dona. Ti chiediamo di insegnarci a fare con amore le cose ordinarie di ogni giorno per diventare come te, luce che arde di un amore eterno.

II° MISTERO
Serva di Dio, Concetta Lombardo, che hai difeso, a costo della tua stessa vita, il sacro valore della famiglia, ti chiediamo di continuare a difenderlo dagli attacchi del demonio. Che ogni famiglia costruisca la sua fortezza con i mattoni della pazienza e il cemento della fede cristiana.

III° MISTERO
Serva di Dio, Concetta Lombardo, con il tuo martirio hai dato un esempio di vita per le nuove generazioni, fa che tutti i catechisti siano pronti ad affermare, con lo stesso fervore, la verità del Vangelo a tutti i giovani, in particolare a coloro che sono alla ricerca, riconoscendo Cristo come Via, Verità e Vita.

IV° MISTERO
Serva di Dio, Concetta Lombardo, che non ti risparmiasti negli impegni parrocchiali: catechista, membro attivo dell'azione cattolica, terziaria francescana. Fa che tutti i nostri giovani possano seguire il tuo esempio, rinfervorando ogni parrocchia del mondo col loro operato, accogliendo Cristo nel proprio cuore.

V° MISTERO
Serva di Dio, Concetta Lombardo, che hai difeso la purezza del tuo cuore, della tua anima, del tuo corpo fino al martirio, desiderando di costruire una vita con un amore benedetto dal sacramento del matrimonio, sostieni tutti coloro che hanno il tuo stesso desiderio, nel costruire una famiglia fondata sulle Verità del Vangelo.

giovedì 22 agosto 2013

14. UN SEGNO PER I GIOVANI D'OGGI



Un segno per i giovani d'oggi
CONCETTA LOMBARDO (1924-1948).
"Si" fino al martirio
 in "Santi tra noi"
di Ambrogio Sanna e Nicola Criniti 
La vita e la morte della giovane calabrese Concetta Lombardo (1924-1948) si rivelano segnate a chiare note di un'esperienza di fede, che 1'ha resa capace di offrire al popolo di Dio la testimonianza di una autentica santità cristiana e quella di uno splendido martirio.

Cenni biografici

Concetta Lombardo nacque a Stalettì (diocesi di Squillace, provincia di Catanzaro) il 7 luglio 1924 e ricevette il Battesimo il 16 dello stesso mese. I suoi genitori Gregorio Lombardo e Giovanna Rauti erano laboriosi braccianti, fedeli, come in genere i lavoratori agricoli, al culto della famiglia e alla pratica dei doveri religiosi, e dediti al loro lavoro, dal quale unicamente traevano i mezzi di sostentamento.
La situazione socio-culturale del paese era quella imperante in tutta la regione calabra del tempo, dominata dal latifondo o larga colonia; per cui ii rapporto sociale dei lavoratori era contrassegnato da dipendenza servile che soffocava le loro legittime aspirazioni di persone umane; e la stessa famiglia, roccaforte di valori umani e cristiani, restava al quanto condizionata nello sviluppo dei componenti e, specialmente, della donna, priva di spazi di esplicitazione e non valutata a dovere nella sua significazione di soggettività personale1.
La famiglia Lombardo, che veniva costruendosi nel villaggio di Stalettì, affrontava la situazione con industrioso lavoro e con la forza delle convinzioni religiose. Purtroppo, quando ancora Concetta aveva sette mesi e la sorella Angelina compiva i due anni, il padre morì tragicamente, coinvolto in un incidente sul lavoro. La madre dovette assumersi allora, in pieno e da sola, il compito di crescere e di educare le due bimbe, adattandosi ai più  svariati lavori e duri sacrifici, affrontati sempre col più  tenero amore.
«Crescevano perciò le bambine in un ambiente dove 1'affetto materno, corrisposto dalle figlie con atteggiamento riconoscente e devoto, e la preghiera, rivolta con costante devozione alla Madonna delle Grazie, facevano aleggiare un'aria serena e spirituale che veniva avvertita da chiunque avesse occasione di entrare nella casa»2.
Dalla premurosa educazione materna e dal ministero pastorale della parrocchia, Concettina venne ben presto avviata alla pratica della preghiera e dei Sacramenti della Eucarestia e della Confessione; nonché alla frequenza delle Scuole elementari locali che concluse felicemente nel 1937.
All'età di 13 anni (nel 1937), Concettina riceve il Sacramento della Cresima, da cui trae forte alimento per lo sviluppo della sua vita spirituale.
Apparivano ben chiari ormai, nel suo comportamento, i segni delle sue doti naturali e dei doni di grazia, sui quali intendeva costruire la propria vita: un carattere dolce, mite, affabile, servizievole ed umile; una dignitosa modestia, espressiva di purezza di sentimenti, che tutti ammiravano insieme alla sua singolare avvenenza fisica; uno spirito di fede semplice ma ben radicata nell'animo, che dava senso alla sua esistenza, impegnata ad esplicitarsi nell'esercizio dell'amore di Dio e del prossimo e delle altre virtù cristiane.
Queste virtù la inserivano nella società e nella comunità ecclesiale come donna autenticamente cristiana di stato laicale.

Contesto storico-sociale

Ogni esistenza personale, che incarni una rilevante esperienza di bontà, si trova inserita in un proprio ambiente storico-sociale; in esso incide misteriosamente con la forza dello spirito; alle sue piaghe appresta rimedi di riparazione e di rinascita; e dei suoi aspetti migliori è degna espressione da imitare. Lo spirito della fede cristiana ci consente di scoprire questi rapporti della bontà di Concetta Lombardo con 1'ambiente del suo tempo.
Se consideriamo l'epoca storica in cui si svolsero gli anni giovanili di Concetta, dobbiamo pensare al periodo prebellico del 1938-40, al periodo terribile della seconda guerra mondiale (1940-45), e al periodo postbellico della ricostruzione (1945-48). Se invece consideriamo il contesto sociale, più  direttamente connesso con la vita di Concetta, dobbiamo pensare alle ripercussioni concrete e locali di quegli eventi storici che aggravavano una situazione sociale già difficile della regione calabra e, in particolare, della diocesi di Squillace.
Per quanto riguarda una valutazione morale degli eventi della seconda guerra mondiale e le sue ripercussioni regionali, sono illuminanti le considerazioni di S. E. Mons. Giuseppe Agostino «A nessuno sfugge 1'apporto nefasto di alcune visioni della vita e dell'uomo nella disastrosa bagarre di quella guerra. La vera conflittualità di quegli anni non sta primariamente nell'apocalisse bellica quanto in forti lacerazioni spirituali e nei travagli di alcune rivoluzioni culturali. La guerra degli anni '40 rivela, infatti, 1'influsso della filosofia del "superuomo", esprime il gioco del potere economico, indica lo sfacelo della pretesa di dare il primato all'efficienza sull'uomo e all'amore su Dio»3.
Le ripercussioni regionali di tale sfacelo furono disastrose. «La Calabria — prosegue Mons. Agostino   negli anni '40, come d'altronde in tutte le ore della sua storia, è se stessa. Di fronte all'epigono bellico degli anni '50 è più  vittima che protagonista. Quell'apocalisse, nei suoi sconvolgimenti politico-culturali, non le appartiene. I1 suo travaglio e più  remoto, il suo dramma è più  profondo... In Calabria la crisi è di carenza, per squilibrio contestuale: Portatrice di grandi valori, come storia, sapienza e temperamento, la Calabria manca di un terreno di cultura per molti condizionamenti estrinseci, geofisici, economici, di discriminazioni altrui che la inibiscono nel suo potenziale e non di rado la degenerano nelle sue espressività. Non è un'affermazione di "rassegnati", ma una verifica per una speranza. Infatti, nella sua vita — cui è stato assegnato un terreno arido — produce frutti sorprendenti, spuntano fiori come Concetta Lombardo, cantano poeti, si esprimono geni, si afferma l'uomo sulle cose»4.
Per quanto riguarda infine la situazione socio-religiosa nella Diocesi di Squillace, nel medesimo periodo, valgano alcuni accenni desunti dalla sintesi tracciata dallo storico Domenico Cirillo:
«Lo zelo dei parroci e dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose si dimostrarono veramente provvidenziali durante la seconda guerra mondiale, i cui deleteri effetti raggiunsero anche i paesi interni e marittimi della Calabria. Il vuoto provocato nelle famiglie con la partenza per la guerra dei loro uomini, la miseria dilagante, la paralisi del commercio e il malcostume del commercio nero, le angherie di coloro che dalle sventure pubbliche e private traggono alimento per i propri loschi interessi, impregnavano di amarezze e di privazioni la vita quotidiana di tutti, specialmente dei piccoli e dei giovanissimi.
Alla tristezza comune si aggiunsero alcuni tragici eventi di distruzione e di morte, causati dai bombardamenti aerei su Satriano il 16 luglio 1943, e su Catanzaro il 27 agosto dello stesso anno. ...Inoltre il passaggio dei reparti tedeschi, che dopo lo sbarco degli Americani in Sicilia, nel mese di luglio 1943, scelsero per la loro fuga le strade interne da Reggio fino a Catanzaro Lido, determinò seri pericoli per i paesi ai margini dell'itinerario...
Nella prima decade di maggio 1945, con la resa senza condizioni della Germania ... la guerra era finita... Ritornarono alle loro case i militari e i prigionieri... Vi trovarono disoccupazione e ristrettezza di viveri, scarsa produzione agricola per la mancata coltivazione dei campi, penose condizioni di famiglia moralmente inquinate, tensioni sociali e disordini, provocati dall'impertinenza di facinorosi, che male usavano del ripristino delle libertà democratiche.
L'Episcopato calabrese, con Lettera Pastorale collettiva del 19 giugno 1945, analizzando accuratamente la situazione, richiamava i cattolici ai gravi doveri che i tempi imponevano... contro ogni assolutismo, per le legittime rivendicazioni nel campo del lavoro, contro gli errori e le deviazioni, in aperto contrasto con le direttive della Chiesa, minacciata nella sua libertà e nelle sue strutture...
Tra le non poche traversie di questo decennio, è da ricordare pure il terremoto dell' 11 maggio 1947, che recò gravi danni a parecchi paesi della Diocesi...
È doveroso inoltre ricordare come, nell'immediato dopoguerra, la provvida mano del Sommo Pontefice raggiungeva, con inesauribile munificenza, anche i nostri paesi, mediante l'opera della Pontificia Commissione di Assistenza.
Arrivarono poi le direttive dell'Episcopato, in previsione delle elezioni dell'aprile 1948, per il primo parlamento repubblicano; direttive che ebbero larga rispondenza nei paesi della Diocesi; e, mediante 1'azione pastorale del clero, il lavoro intenso dei rami d'Azione Cattolica, 1'efficienza dei Comitati civici, i risultati elettorali risultarono molto soddisfacenti», benché «nei centri ove secolari baronie e marchesati avevano impresso tracce profonde di soprusi e di ingiustizie fra le classi cittadine e operaie, il comunismo, reclamizzato come unica speranza degli oppressi, attecchì in maniera considerevole»5.

Cronistoria

Sotto la casa di Concetta, sopra della zia Maria
Indotta dalle prospettive di una vita che poteva contare soltanto sulle risorse del lavoro, Concetta frequentò un corso di ricamo e di cucito divenendo una brava sartina. Nel contempo si rendeva utile in casa aiutando la madre nei lavori domestici ed anche nei lavori stagionali dei campi, come tante sue amiche. Frequentava inoltre la Parrocchia presso la quale collaborava alle attività pastorali come iscritta all'Azione Cattolica, all'ordine Francescano secolare e al gruppo delle catechiste.
Nel 1938 la madre le propose il fidanzamento col giovane Luigi Posca operaio bracciante di Stalettì, e Concetta accolse l'invito, pensando con gioia ad una famiglia che avrebbe costruito sulla base della santità del sacramento del matrimonio. Ma purtroppo il fidanzamento s'inceppò presto e svanì, perché il fidanzato emigrò in Germania dove trovò lavoro e si sposò con una tedesca.
Concetta ne restò fortemente scossa nei suoi delicati sentimenti affettivi, e, da allora, per molto tempo non volle sentire più proposte di matrimonio. Si sentiva spiritualmente tranquilla pensando che, anche rinunciando al matrimonio, avrebbe potuto corrispondere alla sua vocazione e missione di donna cristiana, impegnata a rendere testimonianza a Cristo nel mondo.
1940-1945: Durante la seconda guerra mondiale Concetta conduceva una vita spiritualmente serena e motto attiva. Si era ripresa della depressione causatale dall'abbandono del primo fidanzato, e trascorreva le sue giornate tra i lavori di casa, di cucito e, occasionalmente, di campagna, gli impegni dei doveri religiosi e di collaborazione alle attività parrocchiali, nell'ambito pastorale e caritativo.
Era al corrente, naturalmente, dei fatti bellici che si susseguivano con alterne vicende e che comunque moltiplicavano, di giorno in giorno, distruzioni, lutti e miserie di ogni genere. Le amiche ricordano che Concetta si metteva una grande paura quando si annunciavano incursioni e bombardamenti: aveva il timore di morire sotto i bombardamenti. Ma, certamente, essa affidava al buon Dio la sua vita e anche quella degli altri; e pregava fervorosamente, come tutti i fedeli a Stalettì e in Italia, per implorare la fine della guerra e la pace.
Godendo di questo stato di fiducia in Dio, sentiva il suo animo nuovamente aperto alla prospettiva del matrimonio; per cui prese in buona considerazione la proposta di fidanzamento che le proveniva dal giovane di Stalettì: Alfonso Carello.
1946-1948: I1 Carello era animato da sentimenti d'affetto retto e sincero verso Concetta, che ammirava per la sua bellezza e bontà; e intendeva realmente sposarla. I genitori del fidanzato erano contenti della scelta; e la stessa Concetta sentiva di poter dimostrare fiducia.
Se non che, a turbare questo scambio di affetti leali e sinceri, s'insinuarono i tentacoli viscidi di un affetto morboso e insano di altra persona nei confronti di Concetta.
Vincenzo Messina, sposato già dal 1939, lavorava a Gasperina nel campo del commercio come fruttivendolo e gestore di uno spaccio di carne. Nel 1946, per motivi di commercio, ebbe occasione di conoscere la signora Giovanna vedova Lombardo e le sue figlie Angelina e Concetta. Ottenne cosi facilmente che Angelina tenesse a battesimo la sua bambina, nel gennaio 1947. In seguito al "comparaggio", ebbero inizio gli scambi di regali voluti dalla tradizione, e si resero frequenti le visite del Messina in casa Lombardo.
Mamma Giovanna e le sue figlie, nella loro estrema sensibilità all'onestà e all'onore, non tardarono ad accorgersi che il Messina manifestava non dubbi segni di essersi innamorato di Concetta; e corsero subito ai ripari nell'aprile dello stesso anno 1947, respingendolo come indegno del comparaggio e della loro fiducia, per l'inammissibile comportamento.
Allo stesso tempo, per diretta esperienza, anche Alfonso Carello, i1 fidanzato di Concetta, venne a conoscere gli insani sentimenti del Messina, il quale, appunto, per impedire quel fidanzamento, lo andava minacciando con la pistola in pugno. Per cui, lo stesso Carello, conoscendo la pericolosità del Messina, già noto per il suo instabile equilibrio mentale, desistette dal proposito di continuare il fidanzamento con Concetta e sposò un'altra donna.
Concetta probabilmente non venne mai a conoscere la vera ragione dell'abbandono da parte del secondo fidanzato. Penso di poter attribuire l'abbandono alla non rara leggerezza con cui molti fidanzati vengono meno alla parola data, insensibili alle delusioni angosciose che provocano. Decise allora di rinunciare per sempre al matrimonio, scegliendo di vivere cristianamente nel mondo, amando Dio e il prossimo con cuore indiviso.
Si accorgeva però che il Messina perseverava con accanimento nel suo folle intento di indurla e di costringerla a convivere con lui; e, perciò, usava ogni precauzione per evitare di essere vista da lui o di incontrarlo e di parlare con lui. Lei inorridiva al solo pensare che un uomo, già sposato e con figli, potesse farle la proposta di una convivenza peccaminosa e disonorante; e, per parte sua, sentiva sempre più  forte la determinazione di odiare il peccato, fino a preferire di morire piuttosto che peccare.
Pensava che, col tempo, avrebbe prevalso la ragione nell'animo del Messina, sconvolto dalla passione; ed intanto, sia lei che la madre, proseguivano, con decisione e prudenza, a vigilare e a difendersi dai continui tentativi di quella passione.
In questo clima si festeggiarono, in casa Lombardo, il fidanzamento di Angelina nel maggio del 1947 e le sue nozze nell'aprile del 1948.

Vita spirituale

La chiesa di Stalettì
La rievocazione dei fatti più salienti, che scandiscono la vita giovanile di Concetta Lombardo, non giunge a delinearne un profilo integrale se non quando si analizzano, in pari tempo, le motivazioni e i contenuti spirituali di quegli stessi fatti.
Un buon profilo spirituale della pia giovane stalettese, basato sulle dichiarazioni di testi oculari, è stato tracciato dal Vicario Generale della Diocesi di Squillace Mons. Domenico Lorenti, e pubblicato nel già citato volume monografico6. L'autore analizza, con rigore teologico, gli atti della semplice vita cristiana di Concetta e scopre i1 centro della sua ricchezza spirituale nell'adesione piena, semplice, costante, e quindi eroica, alla volontà di Dio, che lei cerca avidamente di conoscere e di amare attraverso 1'ascolto della Parola. A questa Parola lei corrisponde attraverso una fervida vita di preghiera e di pratica dei Sacramenti, e infine fedelmente la mette in pratica con la testimonianza della vita.
Alle stesse conclusioni conduce un'analisi delle virtù teologali e cardinali esercitate da Concetta.
La fede, ricevuta in dono nel battesimo, si sviluppa nella sua mente, sempre più  desiderosa d'apprendere le verità religiose, attraverso le istruzioni della madre e della nonna, donne di profonda vita cristiana, e poi attraverso la frequenza al catechismo parrocchiale, alle missioni popolari della parrocchia e alle istruzioni delle associazioni cattoliche cui apparteneva. Di questa fede è impregnata tutta la sua vita, conformata, nelle sue varie evenienze, alla volontà di Dio.
La speranza, basata sulla fede, che le fa trovare il più nobile significato della esistenza nella ricerca del Regno di Dio, le conferisce forza, gioia e serenità interiore, anche di fronte alle prove della vita: i condizionamenti di cui era vittima la donna a quei tempi, le ristrettezze della povertà, le fatiche quotidiane, le delusioni per due fidanzamenti falliti, le insidie tese al suo onore.
L'amore di Dio si esprime in lei attraverso la delicatezza di coscienza, per cui abborrisce il peccato, e fedelmente osserva la legge del Signore. Pratica con fervore i fondamentali doveri religiosi, la partecipazione al Ministero Eucaristico, la confessione, gli esercizi di pietà diffusi nel tempo; e sente una tenera devozione verso la Beata Vergine Maria.
L'amore verso il prossimo la induce a partecipare alle sofferenze altrui, tanto comuni in quel periodo bellico, ad essere servizievole verso i vicini di casa, a sollevare 1'indigenza dei poveri, ad aiutare gli altri nelle loro fatiche, e ad essere sempre gioviale con tutti.
Concetta «era religiosa nel fondo del suo animo, e non voleva offendere il Signore». Cosi tutte le sue virtù morali risalivano alle originali motivazioni cristiane. «Aveva pazienza, non si arrabbiava mai; non rispondeva (rimbeccava) mai; sorrideva, parlava calma, era allegra»7. Era una ragazza "forte"; camminava sempre con gli occhi bassi; vestiva con la sua serietà e stava in chiesa con serietà; controllava la sua lingua ed era di poche parole; non mormorava e non partecipava alle chiacchiere; si nascondeva sempre per non farsi vedere dal Messina che andava a Stalettì e chiedeva di lei; non praticava mai uomini e chiudeva la porta al primo fidanzato quando era sola in casa8.
Stava ricamando un lenzuolo con le sue iniziali LC - Suoi oggetti
Da queste, e da molte altre testimonianze, è facile dedurre che Concetta praticava costantemente le virtù cardinali. Con la sua prudenza riusciva a prevenire ogni occasione o pericolo di peccato. Con profondo senso di giustizia rispettava ogni diritto e proprietà altrui. Con esemplare fortezza d'animo abborriva ogni peccato e affrontava le difficolta nell'esercizio delle virtù. Con la sua vita semplice, frugale e distaccata da tutto, dava esempio di temperanza.
La purezza era la virtù che tutti, a Stalettì, ammiravano in Concetta Lombardo, ed è pure la virtù che le testimonianze sulla vita sua più frequentemente ed esplicitamente esaltano. Era ''pura e fedele", ''purissima", "seria e onesta'', "onestissima", "onesta, innocente".
La purezza di Concetta non era quella del puritanesimo, più esteriore che interiore, ma quella evangelica dei "puri di cuore". Era in lei espressione della maturità affettiva, conseguita dalla sua personalità attraverso un itinerario di fede e di corrispondenza alla grazia di Dio. Per convinzione di fede, Concetta sapeva che la maturità affettiva della persona cristiana trova attuazione nel sacramento del matrimonio e nel rispetto della carità coniugale, ma anche nella rinuncia al matrimonio, accettata o scelta per vocazione secondo i disegni di Dio, ma sempre integrata con 1'esercizio della virtù della castità.
La purità di Concetta era aperta al matrimonio, cui si andava preparando nel sacro rispetto della sua castità; ma era aperta anche alla rinuncia al matrimonio se così si fosse manifestato il disegno di Dio. I1 rispetto, la custodia 1'esercizio gioioso della castità verginale divenne fonte costante della maturità del suo amore verso Dio e verso il prossimo, fino alla suprema testimonianza della effusione del sangue, per cui gode fama di martire della purezza.


Il martirio

Il racconto più fedele e più  completo della morte di Concetta è senza dubbio quello esposto nella testimonianza che qui riportiamo, resa da Maria Rauti, zia della Serva di Dio, sposata in Giovanni Grillone, presente al fatto.
«Io abitavo sopra di Concetta. La sera prima, Concetta mi invita ad andare a fichidindia. Alle 7,00 del mattino ci troviamo già là: io, Concetta e mio marito. Era domenica, bel tempo; menava un po' di vento. Avevamo quel terreno in affitto da parte di Rosario Aversa. Lavoravamo là e piantavamo tutto: ulive, seminato, fave, ceci. Andavamo e ritornavamo lo stesso giorno. C'è una pianta grossa di ulive. «Io sono più  lunga; li prendo io i fichidindia; tu tieni il paniere», disse Concetta. Ha toccato pure certe pere dicendo: «Se erano mature, le mangiavamo» (maturarono a settembre!).
Ad un certo punto, sentiamo un rumore; veniva lui, scappando, dalla strada nostra. Uno ha detto a lui: sono laggiù («docussutta»). Lui rivolto a Concetta: «Venitinda» (= vienetene con me).
La croce-traliccio di 20 metri sul luogo del martirio
Io: «No!»
Lui: «Adesso andate e mi denunciate» (mia sorella, la mamma di Concetta, l'aveva denunciato diverse volte!)
Io: «Andatevene; non vi denuncio».
Lui: «Concetta se ne deve venire con me».
Io: «No!» (cu malu = con tono minaccioso).
Lui: «Non me ne vado se non me la levo» (=, se non me la porto). Io: «No!»
Lei, Concetta: «E un peccato! E poi non voglio dare questo scorno alla mamma».
lo gridavo...
Un uomo vicino (Antonio Zibibbo): «Vai, figlia, che se no ti ammazza».
Lei, Concetta: «Megghiu u moru ca u nci dugno su scornu alla mamma e demmu offendu u Signuri» (= meglio morire che dare questo scorno alla mamma e offendere il Signore).
— Si abbraccia a me, di dietro, per paura di essere sparata.
Lui alza il mio braccio sinistro; afferra Concetta dall'altro braccio e la fa cadere; su Concetta fa cadere anche me. Lui mi afferra e mi fa cadere di nuovo su una pietra grossa (da allora sono malata di testa).
Io chiamavo gente. Non venne nessuno se non l’ing. Gatti che aveva sentito due colpi all'aria.
Lui: «L'ho sparata due volte!!!»
Gatti: «Povera Concettina, angelo di purezza» (piangendo di viva commozione).
Lui si girava e si voltava per cadere su di lei, su di Concetta.
C'era una pietra, sotto il terreno. Aveva i sandali; scivola lontano 5-6 metri e cade con la testa verso la casetta. Aveva un fazzoletto pieno di capsule. Carica la rivoltella; se la punta alla tempia e cade, col muso, verso la casetta; e il sangue scorreva verso la casetta. Voleva spararsi e cadere su di lei o vicino. Mio marito stava alla casetta che raccoglieva legna; non sapeva che era venuto Vincenzo. Concetta gli aveva detto: «Raccoglietene pure per me». I1 giorno appresso il pretore venne a casa mia. Non ricordo chi mi aveva portato a casa. Ero rimasta scioccata giorno e notte. Sono rimasta a letto un mese. Ero incinta di otto mesi (mio figlio Antonio).
I fratelli di lui al cimitero portavano i fiori col nastro nero; anche a lei. Non li ho visti più. Quando Concetta è stata sepolta non sono andata al cimitero: avevo il bambino piccolo.
Ho raccontato tutto»9.
Compianto e ammirazione per la morte eroica di Concetta furono espressi dalla generalità degli abitanti di Stalettì (funerali - sepolcro provvisorio). I1 fatto suscita viva commozione nella Diocesi e nella Regione. (Echi di stampa).
Nel 1949 la salma della Serva di Dio venne traslata nel nuovo sepolcro marmoreo, la cui lapide epigrafica ricorda il vero ed eroico motivo della tragica morte di Concetta, indicato dalla madre e dalla sorella: «Per difendere il bel fiore della giovinezza». Parole che Mons. Dino Trabalzini commenta felicemente così: «Le persone semplici del popolo si esprimono comunemente con espressioni incisive; piene di significato e poetiche anche nei casi drammatici della vita»10. Del resto quell'espressione rispecchiava l'opinione comune degli abitanti di Stalettì.



Dal 1950 in poi, la fama del martirio continua nella venerazione di tanti fedeli. Chi, al tempo del martirio, ne conobbe le circostanze, ricorda e racconta con devota commozione. Chi non sapeva, ascolta e ammira.

In sintesi

Ci piace chiudere con il pensiero dell'Arcivescovo, Mons. Antonio Cantisani, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace e Presidente della Conferenza Episcopale Calabra: «Con assoluta umiltà Concetta Lombardo viene a ricordarci che non si costruisce la storia se non si hanno delle certezze. Ci vogliono chiari punti di riferimento: raggiunti, certo, in piena libertà, ma assolutamente necessari. Sono i valori che danno un senso alla vita e per i quali si deve essere disposti a dare tutto. Proprio come sanno fare i giovani autentici: che tali sono perché non conoscono le mezze misure, nella certezza che la fedeltà ai valori dello spirito da luce e forza per la soluzione dei quotidiani e non di rado drammatici problemi esistenziali... Con la drammatica voce del sangue, Concetta Lombardo grida che sull'impegno pastorale di una seria preparazione alla famiglia, come comunità d'amore, non si può assolutamente transigere... Si dirà che la vicenda di Concetta Lombardo è, in fondo, cosi semplice: tante, al suo posto, si comporterebbero come lei. Indubbiamente: ed è proprio la presenza in mezzo a noi di tante creature coerenti a tutti i costi con la propria dignità e con la propria coscienza che ci da il diritto di guardare con piena fiducia al domani dell'umanità. Ci vogliono, certo, i santi per costruire una nuova storia, ma soprattutto santi sull'esempio di Concetta Lombardo. Gente — in parole povere — che sa valorizzare la "ferialità". E fa con amore le cose "ordinarie": quel dovere che è proprio di ciascuno secondo la specifica vocazione. E più che mai vero che niente è piccolo quando è grande il cuore che don11.






NOTE
(1)          Cfr. G. AGOSTINO, in "Concetta Lombardo...", 1983, p. 36.
(2)          A. MANTELLA, ivi, p. 54; Cfr. E. MARCELLA, ivi, pp. 67-72
(3)          G. AGOSTINO, Iv7, p. 33.
(4)          G. AGOSTINO, ivi, p. 34.
(5)          D. CIRILLO, ivi p. 39-47.
(6)          Cfr. D. LORENTI, ivi, pp. 63-66.
(7)          Ivi, p. 64
(8)          Cfr. N. CRINILI, ivi, p. 58.
(9/ Cfr. Testimonianza di Rauti Maria, Archivio Postulazione.
(10)        D. TRABALZINI, ivi, p. 21.
(11)        A. CANTISANI, ivi, pp. 8-9. I1 medesimo Arcivescovo introduce la Causa di Canonizzazione di Concetta Lombardo il 30 gennaio 1990, dando inizio al Processo canonico sulla vita, le virtù e martirio della Serva di Dio. La Causa è affidata alla Postulazione Generale dei Frati Minori Conventuali.
FONTI
1)           SEGRETERIA CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO, Concetta Lombardo: un "segno" per i giovani d'oggi, Edizioni Dehoniane, Napoli 1983, pp. 127.
2)           G. DE ROMA, Concetta Lombardo: quando l'assurdo diventa realtà, Edizioni
Messaggero, Padova 1990, pp. 77.
3)           S. GUERRIERI, Concetta Lombardo: una santità mediterranea, V. Ursini Editore; Catanzaro 1966, p. 66.