Un segno per i giovani d'oggi
CONCETTA LOMBARDO (1924-1948).
"Si" fino al martirio
in "Santi tra noi"
di Ambrogio Sanna e Nicola Criniti
La vita e la morte della giovane calabrese Concetta Lombardo
(1924-1948) si rivelano segnate a chiare note di un'esperienza di fede, che
1'ha resa capace di offrire al popolo di Dio la testimonianza di una autentica
santità cristiana e quella di uno splendido martirio.
Cenni biografici
Concetta Lombardo nacque a Stalettì (diocesi di Squillace,
provincia di Catanzaro) il 7 luglio 1924 e ricevette il Battesimo il 16 dello
stesso mese. I suoi genitori Gregorio Lombardo e Giovanna Rauti erano laboriosi
braccianti, fedeli, come in genere i lavoratori agricoli, al culto della
famiglia e alla pratica dei doveri religiosi, e dediti al loro lavoro, dal
quale unicamente traevano i mezzi di sostentamento.
La situazione socio-culturale del paese era quella imperante
in tutta la regione calabra del tempo, dominata dal latifondo o larga colonia;
per cui ii rapporto sociale dei lavoratori era contrassegnato da dipendenza
servile che soffocava le loro legittime aspirazioni di persone umane; e la
stessa famiglia, roccaforte di valori umani e cristiani, restava al quanto condizionata
nello sviluppo dei componenti e, specialmente, della donna, priva di spazi di
esplicitazione e non valutata a dovere nella sua significazione di soggettività
personale1.
La famiglia Lombardo, che veniva costruendosi nel villaggio
di Stalettì, affrontava la situazione con industrioso lavoro e con la forza
delle convinzioni religiose. Purtroppo, quando ancora Concetta aveva sette mesi
e la sorella Angelina compiva i due anni, il padre morì tragicamente, coinvolto
in un incidente sul lavoro. La madre dovette assumersi allora, in pieno e da
sola, il compito di crescere e di educare le due bimbe, adattandosi ai più svariati lavori e duri sacrifici, affrontati
sempre col più tenero amore.
«Crescevano perciò le bambine in un ambiente dove 1'affetto
materno, corrisposto dalle figlie con atteggiamento riconoscente e devoto, e la
preghiera, rivolta con costante devozione alla Madonna delle Grazie, facevano
aleggiare un'aria serena e spirituale che veniva avvertita da chiunque avesse
occasione di entrare nella casa»2.
Dalla premurosa educazione materna e dal ministero pastorale
della parrocchia, Concettina venne ben presto avviata alla pratica della
preghiera e dei Sacramenti della Eucarestia e della Confessione; nonché alla
frequenza delle Scuole elementari locali che concluse felicemente nel 1937.
All'età di 13 anni (nel 1937), Concettina riceve il
Sacramento della Cresima, da cui trae forte alimento per lo sviluppo della sua
vita spirituale.
Apparivano ben chiari ormai, nel suo comportamento, i segni
delle sue doti naturali e dei doni di grazia, sui quali intendeva costruire la
propria vita: un carattere dolce, mite, affabile, servizievole ed umile; una
dignitosa modestia, espressiva di purezza di sentimenti, che tutti ammiravano insieme
alla sua singolare avvenenza fisica; uno spirito di fede semplice ma ben
radicata nell'animo, che dava senso alla sua esistenza, impegnata ad esplicitarsi
nell'esercizio dell'amore di Dio e del prossimo e delle altre virtù cristiane.
Queste virtù la inserivano nella società e nella comunità ecclesiale
come donna autenticamente cristiana di stato laicale.
Contesto storico-sociale
Ogni esistenza personale, che incarni una rilevante esperienza
di bontà, si trova inserita in un proprio ambiente storico-sociale; in esso
incide misteriosamente con la forza dello spirito; alle sue piaghe appresta
rimedi di riparazione e di rinascita; e dei suoi aspetti migliori è degna
espressione da imitare. Lo spirito della fede cristiana ci consente di scoprire
questi rapporti della bontà di Concetta Lombardo con 1'ambiente del suo tempo.
Se consideriamo l'epoca storica in cui si svolsero gli anni
giovanili di Concetta, dobbiamo pensare al periodo prebellico del 1938-40, al
periodo terribile della seconda guerra mondiale (1940-45), e al periodo
postbellico della ricostruzione (1945-48). Se invece consideriamo il contesto
sociale, più direttamente connesso con
la vita di Concetta, dobbiamo pensare alle ripercussioni concrete e locali di
quegli eventi storici che aggravavano una situazione sociale già difficile
della regione calabra e, in particolare, della diocesi di Squillace.
Per quanto riguarda una valutazione morale degli eventi
della seconda guerra mondiale e le sue ripercussioni regionali, sono illuminanti
le considerazioni di S. E. Mons. Giuseppe Agostino «A nessuno sfugge 1'apporto
nefasto di alcune visioni della vita e dell'uomo nella disastrosa bagarre di
quella guerra. La vera conflittualità di quegli anni non sta primariamente
nell'apocalisse bellica quanto in forti lacerazioni spirituali e nei travagli
di alcune rivoluzioni culturali. La guerra degli anni '40 rivela, infatti, 1'influsso
della filosofia del "superuomo", esprime il gioco del potere
economico, indica lo sfacelo della pretesa di dare il primato all'efficienza
sull'uomo e all'amore su Dio»3.
Le ripercussioni regionali di tale sfacelo furono
disastrose. «La Calabria — prosegue Mons. Agostino — negli
anni '40, come d'altronde in tutte le ore della sua storia, è se stessa. Di
fronte all'epigono bellico degli anni '50 è più vittima che protagonista. Quell'apocalisse,
nei suoi sconvolgimenti politico-culturali, non le appartiene. I1 suo travaglio
e più remoto, il suo dramma è più profondo... In Calabria la crisi è di carenza,
per squilibrio contestuale: Portatrice di grandi valori, come storia, sapienza
e temperamento, la Calabria manca di un terreno di cultura per molti condizionamenti
estrinseci, geofisici, economici, di discriminazioni altrui che la inibiscono
nel suo potenziale e non di rado la degenerano nelle sue espressività. Non è
un'affermazione di "rassegnati", ma una verifica per una speranza.
Infatti, nella sua vita — cui è stato assegnato un terreno arido — produce
frutti sorprendenti, spuntano fiori come Concetta Lombardo, cantano poeti, si
esprimono geni, si afferma l'uomo sulle cose»4.
Per quanto riguarda infine la situazione socio-religiosa
nella Diocesi di Squillace, nel medesimo periodo, valgano alcuni accenni
desunti dalla sintesi tracciata dallo storico Domenico Cirillo:
«Lo zelo dei parroci e dei sacerdoti, dei religiosi e delle
religiose si dimostrarono veramente provvidenziali durante la seconda guerra
mondiale, i cui deleteri effetti raggiunsero anche i paesi interni e marittimi
della Calabria. Il vuoto provocato nelle famiglie con la partenza per la guerra
dei loro uomini, la miseria dilagante, la paralisi del commercio e il
malcostume del commercio nero, le angherie di coloro che dalle sventure
pubbliche e private traggono alimento per i propri loschi interessi,
impregnavano di amarezze e di privazioni la vita quotidiana di tutti,
specialmente dei piccoli e dei giovanissimi.
Alla tristezza comune si aggiunsero alcuni tragici eventi di
distruzione e di morte, causati dai bombardamenti aerei su Satriano il 16
luglio 1943, e su Catanzaro il 27 agosto dello stesso anno. ...Inoltre il
passaggio dei reparti tedeschi, che dopo lo sbarco degli Americani in Sicilia,
nel mese di luglio 1943, scelsero per la loro fuga le strade interne da Reggio
fino a Catanzaro Lido, determinò seri pericoli per i paesi ai margini dell'itinerario...
Nella prima decade di maggio 1945, con la resa senza condizioni
della Germania ... la guerra era finita... Ritornarono alle loro case i militari
e i prigionieri... Vi trovarono disoccupazione e ristrettezza di viveri, scarsa
produzione agricola per la mancata coltivazione dei campi, penose condizioni di
famiglia moralmente inquinate, tensioni sociali e disordini, provocati
dall'impertinenza di facinorosi, che male usavano del ripristino delle libertà
democratiche.
L'Episcopato calabrese, con Lettera Pastorale collettiva del
19 giugno 1945, analizzando accuratamente la situazione, richiamava i cattolici
ai gravi doveri che i tempi imponevano... contro ogni assolutismo, per le legittime
rivendicazioni nel campo del lavoro, contro gli errori e le deviazioni, in
aperto contrasto con le direttive della Chiesa, minacciata nella sua libertà e
nelle sue strutture...
Tra le non poche traversie di questo decennio, è da
ricordare pure il terremoto dell' 11 maggio 1947, che recò gravi danni a parecchi
paesi della Diocesi...
È doveroso inoltre ricordare come, nell'immediato dopoguerra,
la provvida mano del Sommo Pontefice raggiungeva, con inesauribile munificenza,
anche i nostri paesi, mediante l'opera della Pontificia Commissione di
Assistenza.
Arrivarono poi le direttive dell'Episcopato, in previsione
delle elezioni dell'aprile 1948, per il primo parlamento repubblicano;
direttive che ebbero larga rispondenza nei paesi della Diocesi; e, mediante
1'azione pastorale del clero, il lavoro intenso dei rami d'Azione Cattolica,
1'efficienza dei Comitati civici, i risultati elettorali risultarono molto
soddisfacenti», benché «nei centri ove secolari baronie e marchesati avevano
impresso tracce profonde di soprusi e di ingiustizie fra le classi cittadine e
operaie, il comunismo, reclamizzato come unica speranza degli oppressi, attecchì
in maniera considerevole»5.
Cronistoria
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Sotto la casa di Concetta, sopra della zia Maria |
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Indotta dalle prospettive di una vita che poteva contare soltanto
sulle risorse del lavoro, Concetta frequentò un corso di ricamo e di cucito
divenendo una brava sartina. Nel contempo si rendeva utile in casa aiutando la
madre nei lavori domestici ed anche nei lavori stagionali dei campi, come tante
sue amiche. Frequentava inoltre la Parrocchia presso la quale collaborava alle
attività pastorali come iscritta all'Azione Cattolica, all'ordine Francescano
secolare e al gruppo delle catechiste.
Nel 1938 la madre le propose il fidanzamento col giovane Luigi
Posca operaio bracciante di Stalettì, e Concetta accolse l'invito, pensando con
gioia ad una famiglia che avrebbe costruito sulla base della santità del
sacramento del matrimonio. Ma purtroppo il fidanzamento s'inceppò presto e svanì,
perché il fidanzato emigrò in Germania dove trovò lavoro e si sposò con una
tedesca.
Concetta ne restò fortemente scossa nei suoi delicati sentimenti
affettivi, e, da allora, per molto tempo non volle sentire più proposte di
matrimonio. Si sentiva spiritualmente tranquilla pensando che, anche
rinunciando al matrimonio, avrebbe potuto corrispondere alla sua vocazione e missione
di donna cristiana, impegnata a rendere testimonianza a Cristo nel mondo.
1940-1945: Durante la seconda guerra mondiale Concetta
conduceva una vita spiritualmente serena e motto attiva. Si era ripresa della
depressione causatale dall'abbandono del primo fidanzato, e trascorreva le sue
giornate tra i lavori di casa, di cucito e, occasionalmente, di campagna, gli
impegni dei doveri religiosi e di collaborazione alle attività parrocchiali,
nell'ambito pastorale e caritativo.
Era al corrente, naturalmente, dei fatti bellici che si
susseguivano con alterne vicende e che comunque moltiplicavano, di giorno in
giorno, distruzioni, lutti e miserie di ogni genere. Le amiche ricordano che
Concetta si metteva una grande paura quando si annunciavano incursioni e
bombardamenti: aveva il timore di morire sotto i bombardamenti. Ma, certamente,
essa affidava al buon Dio la sua vita e anche quella degli altri; e pregava
fervorosamente, come tutti i fedeli a Stalettì e in Italia, per implorare la fine
della guerra e la pace.
Godendo di questo stato di fiducia in Dio, sentiva il suo
animo nuovamente aperto alla prospettiva del matrimonio; per cui prese in buona
considerazione la proposta di fidanzamento che le proveniva dal giovane di Stalettì:
Alfonso Carello.
1946-1948: I1 Carello era animato da sentimenti d'affetto
retto e sincero verso Concetta, che ammirava per la sua bellezza e bontà; e
intendeva realmente sposarla. I genitori del fidanzato erano contenti della
scelta; e la stessa Concetta sentiva di poter dimostrare fiducia.
Se non che, a turbare questo scambio di affetti leali e
sinceri, s'insinuarono i tentacoli viscidi di un affetto morboso e insano di
altra persona nei confronti di Concetta.
Vincenzo Messina, sposato già dal 1939, lavorava a Gasperina
nel campo del commercio come fruttivendolo e gestore di uno spaccio di carne.
Nel 1946, per motivi di commercio, ebbe occasione di conoscere la signora
Giovanna vedova Lombardo e le sue figlie Angelina e Concetta. Ottenne cosi
facilmente che Angelina tenesse a battesimo la sua bambina, nel gennaio 1947.
In seguito al "comparaggio", ebbero inizio gli scambi di regali
voluti dalla tradizione, e si resero frequenti le visite del Messina in casa
Lombardo.
Mamma Giovanna e le sue figlie, nella loro estrema sensibilità
all'onestà e all'onore, non tardarono ad accorgersi che il Messina manifestava
non dubbi segni di essersi innamorato di Concetta; e corsero subito ai ripari
nell'aprile dello stesso anno 1947, respingendolo come indegno del comparaggio
e della loro fiducia, per l'inammissibile comportamento.
Allo stesso tempo, per diretta esperienza, anche Alfonso Carello,
i1 fidanzato di Concetta, venne a conoscere gli insani sentimenti del Messina,
il quale, appunto, per impedire quel fidanzamento, lo andava minacciando con la
pistola in pugno. Per cui, lo stesso Carello, conoscendo la pericolosità del
Messina, già noto per il suo instabile equilibrio mentale, desistette dal
proposito di continuare il fidanzamento con Concetta e sposò un'altra donna.
Concetta probabilmente non venne mai a conoscere la vera
ragione dell'abbandono da parte del secondo fidanzato. Penso di poter
attribuire l'abbandono alla non rara leggerezza con cui molti fidanzati vengono
meno alla parola data, insensibili alle delusioni angosciose che provocano.
Decise allora di rinunciare per sempre al matrimonio, scegliendo di vivere
cristianamente nel mondo, amando Dio e il prossimo con cuore indiviso.
Si accorgeva però che il Messina perseverava con accanimento
nel suo folle intento di indurla e di costringerla a convivere con lui; e,
perciò, usava ogni precauzione per evitare di essere vista da lui o di
incontrarlo e di parlare con lui. Lei inorridiva al solo pensare che un uomo,
già sposato e con figli, potesse farle la proposta di una convivenza
peccaminosa e disonorante; e, per parte sua, sentiva sempre più forte la determinazione di odiare il peccato, fino
a preferire di morire piuttosto che peccare.
Pensava che, col tempo, avrebbe prevalso la ragione nell'animo
del Messina, sconvolto dalla passione; ed intanto, sia lei che la madre,
proseguivano, con decisione e prudenza, a vigilare e a difendersi dai continui
tentativi di quella passione.
In questo clima si festeggiarono, in casa Lombardo, il
fidanzamento di Angelina nel maggio del 1947 e le sue nozze nell'aprile del
1948.
Vita spirituale
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La chiesa di Stalettì |
La rievocazione dei fatti più salienti, che scandiscono la
vita giovanile di Concetta Lombardo, non giunge a delinearne un profilo
integrale se non quando si analizzano, in pari tempo, le motivazioni e i
contenuti spirituali di quegli stessi fatti.
Un buon profilo spirituale della pia giovane stalettese,
basato sulle dichiarazioni di testi oculari, è stato tracciato dal Vicario Generale
della Diocesi di Squillace Mons. Domenico Lorenti, e pubblicato nel già citato
volume monografico6. L'autore analizza, con rigore teologico, gli
atti della semplice vita cristiana di Concetta e scopre i1 centro della sua
ricchezza spirituale nell'adesione piena, semplice, costante, e quindi eroica,
alla volontà di Dio, che lei cerca avidamente di conoscere e di amare
attraverso 1'ascolto della Parola. A questa Parola lei corrisponde attraverso
una fervida vita di preghiera e di pratica dei Sacramenti, e infine fedelmente
la mette in pratica con la testimonianza della vita.
Alle stesse conclusioni conduce un'analisi delle virtù teologali
e cardinali esercitate da Concetta.
La fede, ricevuta in dono nel battesimo, si sviluppa nella
sua mente, sempre più desiderosa
d'apprendere le verità religiose, attraverso le istruzioni della madre e della
nonna, donne di profonda vita cristiana, e poi attraverso la frequenza al
catechismo parrocchiale, alle missioni popolari della parrocchia e alle
istruzioni delle associazioni cattoliche cui apparteneva. Di questa fede è impregnata
tutta la sua vita, conformata, nelle sue varie evenienze, alla volontà di Dio.
La speranza, basata sulla fede, che le fa trovare il più
nobile significato della esistenza nella ricerca del Regno di Dio, le conferisce
forza, gioia e serenità interiore, anche di fronte alle prove della vita: i
condizionamenti di cui era vittima la donna a quei tempi, le ristrettezze della
povertà, le fatiche quotidiane, le delusioni per due fidanzamenti falliti, le
insidie tese al suo onore.
L'amore di Dio si esprime in lei attraverso la delicatezza
di coscienza, per cui abborrisce il peccato, e fedelmente osserva la legge del
Signore. Pratica con fervore i fondamentali doveri religiosi, la partecipazione
al Ministero Eucaristico, la confessione, gli esercizi di pietà diffusi nel tempo;
e sente una tenera devozione verso la Beata Vergine Maria.
L'amore verso il prossimo la induce a partecipare alle sofferenze
altrui, tanto comuni in quel periodo bellico, ad essere servizievole verso i
vicini di casa, a sollevare 1'indigenza dei poveri, ad aiutare gli altri nelle
loro fatiche, e ad essere sempre gioviale con tutti.
Concetta «era religiosa nel fondo del suo animo, e non
voleva offendere il Signore». Cosi tutte le sue virtù morali risalivano alle
originali motivazioni cristiane. «Aveva pazienza, non si arrabbiava mai; non
rispondeva (rimbeccava) mai; sorrideva, parlava calma, era allegra»7. Era una
ragazza "forte"; camminava sempre con gli occhi bassi; vestiva con la
sua serietà e stava in chiesa con serietà; controllava la sua lingua ed era di
poche parole; non mormorava e non partecipava alle chiacchiere; si nascondeva
sempre per non farsi vedere dal Messina che andava a Stalettì e chiedeva di
lei; non praticava mai uomini e chiudeva la porta al primo fidanzato quando era
sola in casa8.
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Stava ricamando un lenzuolo con le sue iniziali LC - Suoi oggetti |
Da queste, e da molte altre testimonianze, è facile dedurre
che Concetta praticava costantemente le virtù cardinali. Con la sua prudenza
riusciva a prevenire ogni occasione o pericolo di peccato. Con profondo senso
di giustizia rispettava ogni diritto e proprietà altrui. Con esemplare fortezza
d'animo abborriva ogni peccato e affrontava le difficolta nell'esercizio delle virtù.
Con la sua vita semplice, frugale e distaccata da tutto, dava esempio di
temperanza.
La purezza era la virtù che tutti, a Stalettì, ammiravano in
Concetta Lombardo, ed è pure la virtù che le testimonianze sulla vita sua più
frequentemente ed esplicitamente esaltano. Era ''pura e fedele",
''purissima", "seria e onesta'', "onestissima",
"onesta, innocente".
La purezza di Concetta non era quella del puritanesimo, più
esteriore che interiore, ma quella evangelica dei "puri di cuore".
Era in lei espressione della maturità affettiva, conseguita dalla sua personalità
attraverso un itinerario di fede e di corrispondenza alla grazia di Dio. Per
convinzione di fede, Concetta sapeva che la maturità affettiva della persona cristiana
trova attuazione nel sacramento del matrimonio e nel rispetto della carità
coniugale, ma anche nella rinuncia al matrimonio, accettata o scelta per
vocazione secondo i disegni di Dio, ma sempre integrata con 1'esercizio della virtù
della castità.
La purità di Concetta era aperta al matrimonio, cui si andava
preparando nel sacro rispetto della sua castità; ma era aperta anche alla rinuncia
al matrimonio se così si fosse manifestato il disegno di Dio. I1 rispetto, la
custodia 1'esercizio gioioso della castità verginale divenne fonte costante
della maturità del suo amore verso Dio e verso il prossimo, fino alla suprema
testimonianza della effusione del sangue, per cui gode fama di martire della purezza.
Il martirio
Il racconto più fedele e più completo della morte di Concetta è senza
dubbio quello esposto nella testimonianza che qui riportiamo, resa da Maria
Rauti, zia della Serva di Dio, sposata in Giovanni Grillone, presente al fatto.
«Io abitavo sopra di Concetta. La sera prima, Concetta mi invita
ad andare a fichidindia. Alle 7,00 del mattino ci troviamo già là: io, Concetta
e mio marito. Era domenica, bel tempo; menava un po' di vento. Avevamo quel
terreno in affitto da parte di Rosario Aversa. Lavoravamo là e piantavamo
tutto: ulive, seminato, fave, ceci. Andavamo e ritornavamo lo stesso giorno. C'è
una pianta grossa di ulive. «Io sono più lunga; li prendo io i fichidindia; tu tieni il
paniere», disse Concetta. Ha toccato pure certe pere dicendo: «Se erano mature,
le mangiavamo» (maturarono a settembre!).
Ad un certo punto, sentiamo un rumore; veniva lui, scappando,
dalla strada nostra. Uno ha detto a lui: sono laggiù («docussutta»). Lui
rivolto a Concetta: «Venitinda» (= vienetene con me).
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La croce-traliccio di 20 metri sul luogo del martirio |
Io: «No!»
Lui: «Adesso andate e mi denunciate» (mia sorella, la mamma
di Concetta, l'aveva denunciato diverse volte!)
Io: «Andatevene; non vi denuncio».
Lui: «Concetta se ne deve venire con me».
Io: «No!» (cu malu = con tono minaccioso).
Lui: «Non me ne vado se non me la levo» (=, se non me la
porto). Io: «No!»
Lei, Concetta: «E un peccato! E poi non voglio dare questo
scorno alla mamma».
lo gridavo...
Un uomo vicino (Antonio Zibibbo): «Vai, figlia, che se no ti
ammazza».
Lei, Concetta: «Megghiu u moru ca u nci dugno su scornu alla
mamma e demmu offendu u Signuri» (= meglio morire che dare questo scorno alla
mamma e offendere il Signore).
— Si abbraccia a me, di dietro, per paura di essere sparata.
Lui alza il mio braccio sinistro; afferra Concetta
dall'altro braccio e la fa cadere; su Concetta fa cadere anche me. Lui mi afferra
e mi fa cadere di nuovo su una pietra grossa (da allora sono malata di testa).
Io chiamavo gente. Non venne nessuno se non l’ing. Gatti che
aveva sentito due colpi all'aria.
Lui: «L'ho sparata due volte!!!»
Gatti: «Povera Concettina, angelo di purezza» (piangendo di
viva commozione).
Lui si girava e si voltava per cadere su di lei, su di
Concetta.
C'era una pietra, sotto il terreno. Aveva i sandali; scivola
lontano 5-6 metri e cade con la testa verso la casetta. Aveva un fazzoletto
pieno di capsule. Carica la rivoltella; se la punta alla tempia e cade, col
muso, verso la casetta; e il sangue scorreva verso la casetta. Voleva spararsi
e cadere su di lei o vicino. Mio marito stava alla casetta che raccoglieva
legna; non sapeva che era venuto Vincenzo. Concetta gli aveva detto:
«Raccoglietene pure per me». I1 giorno appresso il pretore venne a casa mia.
Non ricordo chi mi aveva portato a casa. Ero rimasta scioccata giorno e notte.
Sono rimasta a letto un mese. Ero incinta di otto mesi (mio figlio Antonio).
I fratelli di lui al cimitero portavano i fiori col nastro
nero; anche a lei. Non li ho visti più. Quando Concetta è stata sepolta non
sono andata al cimitero: avevo il bambino piccolo.
Ho raccontato tutto»9.
Compianto e ammirazione per la morte eroica di Concetta furono
espressi dalla generalità degli abitanti di Stalettì (funerali - sepolcro
provvisorio). I1 fatto suscita viva commozione nella Diocesi e nella Regione.
(Echi di stampa).
Nel 1949 la salma della Serva di Dio venne traslata nel
nuovo sepolcro marmoreo, la cui lapide epigrafica ricorda il vero ed eroico
motivo della tragica morte di Concetta, indicato dalla madre e dalla sorella:
«Per difendere il bel fiore della giovinezza». Parole che Mons. Dino Trabalzini
commenta felicemente così: «Le persone semplici del popolo si esprimono
comunemente con espressioni incisive; piene di significato e poetiche anche nei
casi drammatici della vita»10.
Del resto quell'espressione rispecchiava l'opinione
comune degli abitanti di Stalettì.
Dal 1950 in poi, la fama del martirio continua nella
venerazione di tanti fedeli. Chi, al tempo del martirio, ne conobbe le circostanze,
ricorda e racconta con devota commozione. Chi non sapeva, ascolta e ammira.
In sintesi
Ci piace chiudere con il pensiero dell'Arcivescovo, Mons. Antonio
Cantisani, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace e Presidente della Conferenza
Episcopale Calabra: «Con assoluta umiltà Concetta Lombardo viene a ricordarci
che non si costruisce la storia se non si hanno delle certezze. Ci vogliono
chiari punti di riferimento: raggiunti, certo, in piena libertà, ma assolutamente
necessari. Sono i valori che danno un senso alla vita e per i quali si deve essere
disposti a dare tutto. Proprio come sanno fare i giovani autentici: che tali
sono perché non conoscono le mezze misure, nella certezza che la fedeltà ai
valori dello spirito da luce e forza per la soluzione dei quotidiani e non di
rado drammatici problemi esistenziali... Con la drammatica voce del sangue,
Concetta Lombardo grida che sull'impegno pastorale di una seria preparazione
alla famiglia, come comunità d'amore, non si può assolutamente transigere... Si
dirà che la vicenda di Concetta Lombardo è, in fondo, cosi semplice: tante, al
suo posto, si comporterebbero come lei. Indubbiamente: ed è proprio la presenza
in mezzo a noi di tante creature coerenti a tutti i costi con la propria dignità
e con la propria coscienza che ci da il diritto di guardare con piena fiducia
al domani dell'umanità. Ci vogliono, certo, i santi per costruire una nuova
storia, ma soprattutto santi sull'esempio di Concetta Lombardo. Gente — in
parole povere — che sa valorizzare la "ferialità". E fa con amore le
cose "ordinarie": quel dovere che è proprio di ciascuno secondo la
specifica vocazione. E più che mai vero che niente è piccolo quando è grande il
cuore che dona»11.
NOTE
(1) Cfr. G.
AGOSTINO, in "Concetta Lombardo...", 1983, p. 36.
(2) A.
MANTELLA, ivi, p. 54; Cfr. E. MARCELLA, ivi, pp. 67-72
(3) G.
AGOSTINO, Iv7, p. 33.
(4) G.
AGOSTINO, ivi, p. 34.
(5) D.
CIRILLO, ivi p. 39-47.
(6) Cfr. D.
LORENTI, ivi, pp. 63-66.
(7) Ivi, p. 64
(8) Cfr. N.
CRINILI, ivi, p. 58.
(9/ Cfr. Testimonianza di Rauti Maria, Archivio
Postulazione.
(10) D.
TRABALZINI, ivi, p. 21.
(11) A.
CANTISANI, ivi, pp. 8-9. I1 medesimo Arcivescovo introduce la Causa di
Canonizzazione di Concetta Lombardo il 30 gennaio 1990, dando inizio al Processo
canonico sulla vita, le virtù e martirio della Serva di Dio. La Causa è
affidata alla Postulazione Generale dei Frati Minori Conventuali.
FONTI
1) SEGRETERIA
CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO, Concetta Lombardo: un "segno" per i
giovani d'oggi, Edizioni Dehoniane, Napoli 1983, pp. 127.
2) G. DE
ROMA, Concetta Lombardo: quando l'assurdo diventa realtà, Edizioni
Messaggero, Padova 1990, pp. 77.
3) S.
GUERRIERI, Concetta Lombardo: una santità mediterranea, V. Ursini Editore;
Catanzaro 1966, p. 66.